La fuga dei giovani dalla Calabria rappresenta uno dei più gravi problemi sociali ed economici che questa regione italiana affronta ormai da decenni. Migliaia di giovani lasciano la loro terra in cerca di migliori opportunità lavorative e di vita, non solo in altre regioni italiane ma persino all’estero. Così facendo, la Calabria si svuota delle sue risorse umane più preziose e si priva della possibilità di un rilancio economico e culturale, che possa finalmente interrompere il ciclo di fuga e impoverimento.
I numeri della crisi
Gli ultimi dati Istat, che fanno riferimento all’ultimo Censimento regionale del 2023, restituiscono una fotografia molto triste della situazione demografica calabrese, la più preoccupante nella già allarmante condizione di tutto il Mezzogiorno. I segnali di una crisi senza precedenti ci sono tutti: poche nascite, emigrazione giovanile, invecchiamento della popolazione e svuotamento dei piccoli centri, soprattutto all’interno della regione. La popolazione residente è diminuita di ben 8.042 persone in un solo anno e il calo più significativo riguarda le province più popolose, Cosenza e Reggio Calabria, che, insieme a Vibo Valentia, sono anche quelle in cui si registra il tasso più alto di emigrazione. Tra il primo gennaio 2021 e il primo gennaio 2025, ben 19.530 ragazzi al di sotto dei venti anni d’età hanno lasciato la regione, aggravando una tendenza che si registra ormai da anni. Infatti, 162 mila giovani hanno abbandonato negli ultimi venti anni la Calabria generando un effetto molto dannoso in un tessuto sociale ed economico già fragile.
Le cause del fenomeno
L’emigrazione ha sempre contraddistinto la storia della nostra regione, come quella, in generale, del Sud. Oggi, però, ci sono elementi nuovi: i giovani che lasciano la Calabria privano la regione non di braccia ma di cervelli. Molti sono infatti i giovani laureati o altamente professionalizzati.
Le cause sono da ricercare nella complessa situazione economica e sociale. Nella provincia di Cosenza è stata registrata nel 2023 una riduzione delle assunzioni a tempo indeterminato e un aumento (più del doppio) di quelle a tempo determinato; i disoccupati inoltre, nel cosentino sono il 40% dei disoccupati di tutta la regione. Chi lavora ha una retribuzione inferiore alla media di quella regionale, oltre che di quella nazionale, e da non dimenticare è anche l’alta percentuale di donne inattive, che supera di oltre dieci punti la media nazionale.
Altro fattore importante è la migrazione degli studenti; in Calabria quasi il 50% degli studenti si iscrive a una magistrale in un ateneo del Centro-Nord e molti di questi non fanno più rientro in regione.
I giovani calabresi tra sogno e nostalgia
La Calabria per moltissimi giovani è casa, è radici, è famiglia, ma non è più terra di opportunità. Andare via è una necessità e in ogni caso, anche quelli che decidono di rimanere nella nostra regione e riescono a sviluppare una professionalità adeguata, proprio a causa della carenza di buone posizioni lavorative, vengono spinti, alla fine, a cercare fortuna altrove. Molti ragazzi decidono di trasferirsi nelle grandi città sperando di trovare più occasioni, ma spesso la realtà è diversa. Il lavoro c’è, ma è precario o mal retribuito. Secondo i dati, una larga parte dei giovani tra i 25 e i 34 anni lavora con contratti a tempo determinato o con pagamenti a progetto, senza la certezza di un futuro stabile. Pertanto chi decide di restare in una grande città lo fa per le opportunità si, ma affrontando comunque sacrifici. La nostalgia di casa non sparisce, ma chi ha studiato, investito anni in formazione e sacrifici, difficilmente può permettersi di tornare senza garanzie. Molti giovani si trovano così a vivere in un limbo emotivo, divisi tra la nostalgia e la consapevolezza che il ritorno, non si sa bene per quanto tempo, resta solo un sogno.
Emergenza emigrazione: proposte per invertire la tendenza
La lotta allo spopolamento e soprattutto alla perdita dei talenti della nostra regione è l’obiettivo per cui tutti devono impegnarsi, istituzioni e cittadini perché troppo spesso si parla delle tante risorse che la Calabria stessa non riesce a valorizzare. La SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) propone la costruzione di una “rete dei talenti del Sud e per il Sud” con la finalità di favorire la diffusione di una cultura delle politiche di innovazione e della nuova imprenditorialità tecnologica e di sostenere quei giovani che vogliono restare o ritornare al Sud per dar vita a una “startup”. Si tratta di una banca dati dei giovani talenti emigrati dal Sud nel resto d’Italia o all’estero nel corso degli ultimi decenni, che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, ambientale, sociale e istituzionale. Un “network delle competenze” dunque, che dovrà costituire anche lo strumento per permettere a coloro che vivono e lavorano fuori regione di restituire al proprio territorio, attraverso lo scambio di esperienze con chi invece è rimasto in Calabria, l’investimento che la regione stessa ha fatto per formare forza lavoro più qualificata, contribuendo così allo sviluppo di un Sud finalmente protagonista del proprio futuro.
Di Federica De Napoli e Ginevra Curcio
Classe 2^ E Liceo Scientifico Sportivo