Domani, 7 maggio, avrà inizio nella Cappella Sistina il Conclave, da cui uscirà il 267° Romano Pontefice e si capirà in quale direzione si muoverà la Chiesa nei prossimi anni: verso la conservazione, o per alcuni la “riparazione” degli strappi operati da Papa Francesco, o in continuità con il suo spirito riformatore.
Il pontificato di Jorge Mario Bergoglio, eletto il 13 marzo 2013, è stato di svolta tra riforme, misericordia e apertura al mondo. È stato il primo papa proveniente dall’America Latina, il primo gesuita e il primo a scegliere il nome “Francesco”, ispirandosi al santo di Assisi, simbolo di povertà, pace e amore per il creato. Il suo pontificato, durato 12 anni, è stato segnato da una profonda spinta riformatrice, da un forte impegno sociale e dalla volontà di rendere la Chiesa più vicina agli ultimi.

Le riforme istituzionali e la trasparenza
Uno dei primi fronti su cui Papa Francesco ha agito è stato quello della trasparenza economica. Ha avviato una serie di riforme interne al Vaticano, mirate a razionalizzare le finanze e combattere la corruzione. L’istituzione del Dicastero per l’Economia, guidato inizialmente dal cardinale George Pell, e la riorganizzazione della banca vaticana (IOR) sono stati passi significativi per rompere con opacità del passato.

In parallelo, ha promosso una semplificazione della Curia Romana con la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium (2022), che riorganizza gli uffici vaticani, ponendo l’evangelizzazione al centro, e aprendo ruoli di governo anche ai laici, comprese le donne.

Il magistero della misericordia
La cifra ideologica di Papa Francesco è riassunta in una parola: misericordia. L’Anno Santo della Misericordia (2015-2016) ha sancito questa visione, orientata non al giudizio ma all’accoglienza, specialmente verso chi si sente ai margini della Chiesa.

Le sue omelie quotidiane a Santa Marta, spesso improvvisate, hanno reso la sua voce familiare e diretta. Ha invitato i pastori a “essere vicini al popolo”, descrivendo la Chiesa come un “ospedale da campo” più che una roccaforte dottrinale.

Le aperture su temi etici e sociali
Senza cambiare la dottrina, Papa Francesco ha introdotto un nuovo approccio pastorale a temi delicati. L’Esortazione Amoris Laetitia (2016), frutto dei due Sinodi sulla famiglia, ha aperto alla possibilità di integrare nella vita della Chiesa anche i divorziati risposati, affidandosi al discernimento personale e pastorale.

Sul fronte LGBTQ+, ha fatto notizia per frasi come “Chi sono io per giudicare?”, e ha ripetutamente invitato al rispetto e alla dignità di ogni persona, pur mantenendo la posizione tradizionale su matrimonio e sessualità.

L’impegno per l’ambiente e la pace
Con l’enciclica Laudato si’ (2015), Francesco ha segnato una svolta ecologica, facendo dell’ambiente una questione teologica, sociale e politica. Ha denunciato con forza “la cultura dello scarto” e le disuguaglianze create da un’economia senza etica.

Sul piano geopolitico, il Papa ha più volte agito da mediatore, contribuendo al disgelo dei rapporti diplomatici tra Usa e Cuba nel 201. Ha condannato la guerra in Ucraina e in Terra Santa, chiedendo con insistenza il cessate il fuoco e vie di dialogo, anche se a volte la sua posizione è apparsa ambigua agli occhi occidentali.

Una Chiesa in uscita
Forse l’innovazione più profonda di Francesco non è nelle singole riforme, ma in uno stile ecclesiale che rompe con ogni autoreferenzialità. “Preferisco una Chiesa accidentata che esce per le strade, piuttosto che una malata per la chiusura”, ha detto più volte.

Il suo papato è anche caratterizzato da una continua attenzione agli “scarti del mondo”: i migranti, i poveri, i carcerati, i malati. In visita a Lampedusa, nei campi profughi o lavando i piedi a detenuti, ha incarnato il Vangelo nella carne viva del mondo.

Papa Francesco ha trasformato la percezione pubblica del papato e ha spinto la Chiesa verso un dialogo più aperto e inclusivo. Sebbene le sue riforme abbiano suscitato critiche anche interne, è indubbio che il suo pontificato segni una delle stagioni più intense e globalmente influenti nella storia recente del cattolicesimo. Resta da vedere quanto del suo lascito verrà accolto e continuato dai suoi successori.

Il legame con i giovani e il futuro della Chiesa
Un altro tratto distintivo del pontificato di Francesco è il suo rapporto diretto, empatico e spesso informale con i giovani. Le Giornate Mondiali della Gioventù da lui guidate – da Rio de Janeiro (2013) a Panama (2019) e Lisbona (2023) – sono state occasioni per lanciare messaggi forti: “Fate chiasso”, “Non lasciatevi rubare la speranza”, “Sognate in grande”. In un’epoca di sfiducia verso le istituzioni religiose, Francesco ha cercato di offrire ai giovani una Chiesa vicina, non giudicante, capace di ascoltare.

Il Sinodo sui giovani (2018) e l’esortazione apostolica Christus Vivit che ne è seguita, sono esempi concreti del suo desiderio di rimettere le nuove generazioni al centro del cammino ecclesiale. Ha più volte detto che non vuole una Chiesa “vecchia”, ma una Chiesa capace di rinnovarsi partendo dall’ascolto dei più giovani, anche quando portano domande scomode.
Papa Francesco non ha semplicemente aggiornato l’agenda della Chiesa cattolica; l’ha rimodellata, proponendo un modo nuovo di essere cristiani nel mondo. Il suo pontificato ha ridato voce a chi non ne aveva, ha reso il Vangelo una realtà viva nelle periferie del pianeta e ha spinto la Chiesa a confrontarsi con i drammi del nostro tempo: l’immigrazione, il cambiamento climatico, le guerre dimenticate, le povertà globali.
“La realtà è più importante dell’idea”, ha scritto nell’Evangelii Gaudium, e tutta la sua azione pastorale sembra prendere le mosse da questa convinzione. Più che difendere una dottrina, Francesco ha voluto incarnare uno stile: quello di una Chiesa umile, ospitale, capace di perdonare e camminare insieme alle persone nel loro vissuto concreto.

L’eredità di questo pontificato è, dunque, enorme ma, forse, la capiremo fino in fondo quando conosceremo il nuovo Papa, che si troverà a raccogliere un difficile testimone. La fine del pontificato di Papa Francesco rappresenta un passaggio epocale e l’elezione del suo successore avrà sicuramente un impatto di dimensioni globali. Il Conclave, che si aprirà domani, sarà uno degli appuntamenti più importanti degli ultimi decenni e un evento determinante per il futuro della Chiesa e del mondo.


Di Amoroso Antonino e Turco Francesco