I 133 cardinali elettori si riuniranno nella Cappella Sistina, è attesa intorno alle 19 la prima fumata.

Oggi, mercoledì 7 maggio, gli occhi del mondo sono rivolti su Piazza San Pietro, inizia infatti il Conclave per l’elezione del 267° Papa della storia della Chiesa. Un rituale antichissimo con regole e procedure secolari e solenni che cominceranno alle 16:30, subito dopo il giuramento dei cardinali e dell’”Extra omnes”, ovvero “Fuori tutti”, che segnerà il momento in cui le porte della Cappella Sistina verranno chiuse e i cardinali non avranno più contatti con il mondo esterno.

Infatti la parola “conclave” deriva dal latino “cum clave”, che letteralmente significa “chiuso a chiave”, alludendo al fatto che i porporati elettori, dopo la chiusura della Cappella hanno, non solo l’obbligo di segretezza, ma saranno relegati in spazi chiusi da sigilli e delimitati da percorsi obbligati in cui non dovranno avere alcun contatto con persone esterne al conclave, tranne il personale addetto ai lavori, come medici, infermieri, cuochi e via dicendo. Inoltre è escluso qualunque tipo di contatto telefonico, epistolare o mediatico, pena la scomunica del vescovo. In passato le elezioni papali erano lunghe e caotiche, spesso soggette a pressioni esterne e interferenze politiche. Si decise allora di confinare i cardinali in un luogo separato dal mondo esterno, garantendo un ambiente di protezione spirituale. Simbolicamente però tale isolamento simboleggia il distacco dal mondo per cercare, attraverso la preghiera, la volontà dello Spirito Santo.

Le operazioni che precedono il conclave sono iniziate già nei giorni scorsi, quando, dopo la morte del Papa, il Cardinale Decano, presidente del collegio dei Cardinali, ha convocato a Roma tutti i cardinali elettori con meno di 80 anni. Quest’anno, saranno 133 i cardinali presenti nella Cappella Sistina, di cui 108 nominati da Papa Francesco, provenienti da 71 paesi diversi dei 5 continenti, in cui spicca un’ampia componente di origine africana e latinoamericana, in rappresentanza delle cosiddette “periferie ecclesiastiche” verso le quali papa Francesco ha sempre espresso vicinanza, affermando che la Chiesa dovesse “uscire da se stessa” e aprirsi alle periferie geografiche ed esistenziali.

Sono poi seguite le congregazioni, assemblee riservate ai membri del Collegio Cardinalizio, caratterizzate dalla preghiera e dal confronto sui principali temi ecclesiali e internazionali. Nell’ultima, la dodicesima, che si è svolta ieri mattina, è emersa da parte del collegio l’intenzione di eleggere un Papa “pastore, costruttore di ponti e maestro di umanità”, guida in quest’epoca complessa e tormentata dalla guerra.

Alle 10 di questa mattina è invece iniziata la celebrazione della Messa “Pro Eligendo Romano Pontefice” nella Basilica di San Pietro, che precede l’ingresso nella Cappella Sistina previsto per le 16:30.

Per eleggere il Papa, un candidato deve ottenere almeno i due terzi dei voti che per questo conclave sono 89. Le votazioni si svolgono fino a quattro volte al giorno: due al mattino e due al pomeriggio, eccetto oggi, il primo giorno, in cui si vota solo una volta. Per votare si costituisce un seggio elettorale composto da tre cardinali scrutatori, tre che ritirano i voti di eventuali cardinali infermi e tre revisori. Ad ogni membro del Conclave vengono distribuite delle schede che riportano la scritta in latino “Eligo in Summum Pontificem” sotto la quale dovrà essere scritto il nome del candidato scelto. Le schede vengono piegate, inserite in un piatto e scrutinate pubblicamente davanti agli elettori; se nessun candidato raggiunge il quorum si procede al nuovo scrutinio. Se invece un candidato raggiunge i voti necessari, il Cardinale Decano gli chiede in latino se accetta l’elezione e quale nome pontificale desidera assumere. Dopo ogni votazione, l’esito viene comunicato alla folla tramite la “Fumata”, prodotta dalla combustione delle schede che esce dal camino della Cappella Sistina; la Fumata è nera se il quorum non è stato raggiunto, bianca se il Papa è stato eletto. Dopo l’accettazione del ruolo, il nuovo Pontefice indossa gli abiti pontificali nella cosiddetta “Stanza delle lacrime”, cioè la sacrestia, chiamata così per l’emozione che spesso accompagna il nuovo Papa, un angolo silenzioso in cui il mondo si ferma, per pochi minuti, prima di cambiare per sempre.

Poco dopo la Fumata bianca il Cardinale Protodiacono, cioè quello nominato da più tempo, si affaccia dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro e pronuncia la celebre frase “Habemus Papam”, ovvero “Abbiamo un Papa”. A questo punto il nuovo Pontefice si presenta al mondo, rivolge alcune parole e la sua prima benedizione “Urbi et Orbi” (“Alla Città e al mondo”).

Il Conclave, dunque, non è solo un momento di elezione, ma un evento profondamente spirituale e simbolico che unisce tradizione e preghiera: una testimonianza viva di unità e speranza per milioni di fedeli.

Non ci resta che attendere e puntare gli occhi sul comignolo più famoso del mondo.

Di Alma Fragola