Intervista al professor Salvatore Abbate
Questo antico borgo marino, con le sue stradine pittoresche e le sue decorazioni in ceramica, create da professori e studenti del Liceo Artistico, crea sempre forti emozioni e ha un fascino senza tempo, legato anche alle antichissime leggende che lo riguardano.
Quasi dieci anni fa è stato avviato il progetto che, sostenuto dall’Amministrazione comunale, mirava a creare un “museo a cielo aperto” con l’installazione di una serie di mosaici in ceramica sul lungomare e sul porto di Cetraro.
Abbiamo incontrato e intervistato il professor Salvatore Abbate, uno degli artisti più noti e apprezzati di Cetraro, docente di Progettazione e Laboratorio presso il Liceo Artistico, che a questo progetto ha lavorato sin dall’inizio, in collaborazione con il professor Fulvio Longo e il coinvolgimento dei loro allievi.
Al professor Abbate abbiamo posto una serie di domande sulla sua carriera e gli abbiamo chiesto di illustrarci, in particolare, la serie di mosaici installati sul lungomare della nostra cittadina, che raccontano la storia di Cetraro e raffigurano elementi caratteristici del suo territorio.
Professor Abbate, cosa l’ha spinta ad intraprendere la carriera artistica?
“Ho avvertito sin da subito una naturale inclinazione verso l’arte, probabilmente anche grazie a un ambiente familiare favorevole. Mia madre, infatti, amava molto la scrittura: ne sono testimonianze le pubblicazioni di poesia e teatro che ha lasciato a disposizione di tutti. Questa passione si è poi consolidata nel tempo grazie agli studi presso l’istituto d’arte e successivamente all’Accademia delle Belle Arti.”
Quale materiale o tecnica predilige?
“Amo tutti i materiali, le tecniche sono legate al loro uso. Li ho sperimentati un po’ tutti: argilla, resina, legno, ferro… ciascuno con caratteristiche uniche.”
Come definirebbe il suo stile artistico?
“Amo sia il figurativo che l’astratto. Nel corso degli anni ho seguito artisti che utilizzavano la figura e artisti che usavano molto l’astratto e questa dualità mi affascina molto, poiché mi permette di esprimermi in modi diversi a seconda del momento.”
Quali sono i suoi principali punti di riferimento nel mondo dell’arte?
“Tra i grandi artisti del passato ho sempre avuto un’ammirazione particolare e ho seguito il grandioso Medardo Rosso. Però per me ogni cosa rappresenta uno stimolo, una fonte di ispirazione. Alcune intuizioni mi possono arrivare anche da parte degli allievi. Mi confronto poi con altri artisti e colleghi di lavoro.”
Quindi, si potrebbe dire che nella sua creazione artistica la spontaneità gioca un ruolo decisivo?
“Sì, le mie opere nascono in modo libero. Parto da un segno ed è difficile che ci sia un progetto iniziale preciso. Anche io, del resto, sono molto istintivo nel mio approccio.”
E le emozioni? Cerca di esprimerle attraverso la creazione artistica?
“Assolutamente sì. Per me l’arte è un modo attraverso il quale scaricare tutte le mie emozioni, sia interiori che esteriori. Un modo per dare una forma a tutto ciò che sento.”
Le nuove tecnologie stanno trasformando il nostro modo di comunicare e dominano ormai in ogni ambito. Quale rapporto pensa che ci possa essere tra arte e tecnologia?
“Appartengo a una generazione di artisti legati molto alla manualità. Le nuove tecnologie rappresentano ancora un terreno relativamente nuovo per me, ma credo sia importante imparare a confrontarsi anche con questi strumenti.”
Cosa spera che le persone provino o pensino guardando le sue opere?
“Io spero soltanto che le mie opere in qualche modo suscitino delle reazioni di qualsiasi genere: positive o anche negative. L’importante è che l’opera non lasci indifferenti, poiché a parer mio un’opera che non trasmette nulla, non dovrebbe neppure esistere.”
A proposito delle sue creazioni, ci può spiegare come è nata l’idea e come sono stati realizzati gli splendidi mosaici visibili sul lungomare?
Ogni mosaico (in tutto sono 9 e ricoprono tutte le aiuole situate sul lungomare) è stato progettato e realizzato in laboratorio e in seguito è stato installato sul posto con gli allievi del Liceo Artistico nell’a. s. 2016/2017. Il percorso sul mosaico è nato all’interno della sezione di ceramica con il recupero di frammenti di piastrelle, che sono state inserite all’interno di un disegno precedentemente progettato, seguendo l’esempio di alcuni lavori del maestro Gaudì.
Cosa raffigurano?
Come indica il titolo, ogni mosaico prende spunto dalle diverse etimologie del nome Cetraro e dalle leggende legate al suo passato.
C’è “KATARION”, nome di origine greca, che potrebbe spiegare l’etimologia del nome Cetraro: gli Ebrei che navigavano verso Santa Maria del Cedro per acquistare i cedri utilizzati per le celebrazioni, giungendo nei pressi del promontorio cetrarese, erano soliti indicarlo in greco come “Kata-rion”, ossia la meta del loro viaggio, che si trovava proprio oltre il promontorio.
Poi “CITRA ARON”, altra ipotesi etimologica, ossia il paese “al di qua dell’Aron”.
“A TURRICELLA” prende invece origine dalla poesia del De Giacomo riferita alla difesa di Cetraro dalle invasioni turche.
Protagonista del mosaico “’U GIGANTI” è la statua del dio Nettuno presente nella piazza di Cetraro Centro.
Il dio del mare è raffigurato nel bassorilievo realizzato dal prof. Gabriele Ferrari con la collaborazione di un nostro concittadino, Pantaleo Sbarra.
Nel mosaico intitolato “AVIS” è rappresentata la storia dei Titani che, incatenati sotto il Monte Etna da Giove, sono riusciti, attraverso gallerie sotterranee e tramite la guida di un bue, simile alla capra Amaltea, ad arrivare fino alla nostra Cetraro, sotto l’Avis di Monte Serra, e a farne la loro sede definitiva. Essi continuano a scagliare contro l’Olimpo massi che si depositano sulla riva del nostro mare.
Il mosaico “A TROVATURA” fa riferimento ad una leggenda legata all’antica chiesetta della Madonna di Porto Salvo, da cui si ricava l’indicazione per ricercare un tesoro (‘a trovatura), sepolto da naviganti nelle immediate vicinanze del luogo sacro da loro fondato.
”A CAMMISA DU’ MPISU”, si riferisce alla leggenda tipica della zona del Petraro, secondo la quale sarebbe ancora riconoscibile sulle rocce nei pressi della chiesa di Sant’Anna la camicia del diavolo lì bloccato dalla santa per impedirne la distruzione.
Nel mosaico ”I MALVITANI” si racconta che in quel luogo venne lanciato in un dirupo l’allora Vescovo di Malvito, un tempo Temesa, capoluogo di Diocesi. Il popolo, in lotta con la Chiesa, non tollerava la presenza del Vescovo e arrivò a chiuderlo in una botte per trasportarlo nella città di Cetraro e farlo precipitare dalla costa. La botte fu pescata nel fiume Tevere, il vescovo ancora vivo fu salvato e condotto dal Papa che scomunicò Malvito.
Infine, il mosaico “CITRARIUM” (città dei cedri ) con accanto il termine dialettale ‘U CITRARU. Al centro è visibile il pastorale del santo patrono della città, San Benedetto, immerso nelle acque marine per favorire l’abbondanza della pesca”.
Di Chiara Pesce e Alessia Occhiuzzi
Liceo Artistico