Dopo la fumata nera alle 11,51 di questa mattina, che ha chiuso il secondo e il terzo scrutinio, si attendono altre due votazioni e una nuova fumata. Questa, come suggeriscono i precedenti nella storia del Conclave, potrebbe essere quella decisiva. Anche le parole del cardinale Re: “Auspico la fumata bianca per questa sera”, sembrano preludere ad un finale vicino.

Proseguono i lavori del Conclave più internazionale e variegato della storia recente della Chiesa. Oltre l’80% dei cardinali elettori è stato nominato da Papa Francesco, provenendo da 89 Paesi e da ogni continente. Pur rimanendo l’Europa il continente con il maggior numero di elettori, le voci di Africa, Asia e Americhe si fanno sentire con maggiore forza. Questa diversità si riflette anche nei profili dei potenziali candidati, che combinano pastoralità, diplomazia e apertura alle sfide globali.
Tra i favoriti figura Pietro Parolin, 70 anni, Segretario di Stato vaticano, noto per il suo equilibrio e la sua lunga carriera diplomatica, capace di attirare consensi sia dai progressisti che dai conservatori. È frequentemente considerato “il candidato del sistema”, partendo con un pacchetto di circa 40 voti. Un altro candidato notevole è il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, ex arcivescovo di Manila e attuale pro-prefetto per l’Evangelizzazione, che incarna la “Chiesa delle periferie” e le istanze per i poveri e sociali, promettendo una continuità con il pontificato di Bergoglio e un’apertura verso l’Asia. In Italia, Matteo Zuppi, presidente della CEI e arcivescovo di Bologna, gode di una buona reputazione. Progressista e vicino alla Comunità di Sant’Egidio, è conosciuto per il suo ruolo di mediatore in conflitti internazionali, come quelli in Ucraina e Burundi, e rappresenta un volto gradito a chi desidera che la linea sinodale di Francesco prosegua. Dal continente africano, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu di Kinshasa spicca come una voce profetica nella lotta per giustizia sociale e ambientale, e la sua elezione sarebbe storica, sarebbe infatti il primo Papa Africano.

Tra gli outsider ci sono il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, promotore del dialogo israelo-palestinese; il francese Jean-Marc Aveline, difensore del Mediterraneo multiculturale; e il ghanese Peter Turkson, già tra i favoriti nel 2013.

In un contesto in cui si potrebbe dire che “chi entra Papa esce cardinale”, le sorprese non mancano. Un nome da tenere d’occhio è Mauro Gambetti, ex custode del Sacro Convento di Assisi, ora vicario generale per il Vaticano, che potrebbe emergere come mediatore in caso di stallo tra le correnti.
Nel campo conservatore, i nomi più graditi sono quelli del teologo ungherese Péter Erdő e del guineano Robert Sarah, rappresentanti di una visione cattolica tradizionalista.

Parallelamente, online si diffonde il gioco “Fantapapa”, dove gli utenti possono “schierare” le loro squadre di cardinali e fare previsioni sul futuro Papa, un’iniziativa che ha coinvolto oltre 20.000 partecipanti e dimostra quanto un evento spirituale possa stimolare curiosità e interazione.
L’interesse del mondo per quanto sta avvenendo in Vaticano è giustificato anche dal fatto che, come ha dichiarato il cardinale Giovanni Battista Re, “Il mondo si attende molto dal nuovo Papa “ in un momento storico difficile per l’umanità afflitta da guerre in tanti Paesi.
Il prossimo Papa dovrà affrontare sfide enormi, dai conflitti internazionali al dialogo interreligioso, dalla credibilità morale della Chiesa alle riforme della Curia, senza dimenticare l’evangelizzazione in un mondo secolarizzato. Chiunque assumerà il ruolo di Pontefice, dovrà gestire l’eredità di Francesco e guidare una comunità di oltre un miliardo di fedeli nel terzo millennio. Quando ancora il nuovo Papa non ha un nome, la sua agenda è già fitta di impegni.

Habemus Papam? La risposta potrebbe arrivare tra poche ore. Fino ad allora, l’attenzione resta sulla Cappella Sistina e il comignolo da cui, si spera, si alzerà presto la fumata bianca.


PIETRO SCIGLIANO III C e
ROSSELLA MAI SCIGLIANO V D LICEO SCIENTIFICO